100% Chardonnay
Con 10 anni sui lieviti, il periodo di riposo post dégorgement deve essere lungo, non meno di due anni. Pertanto, solo ora sembra riuscire a esprimersi, pur rimanendo uno champagne non facile, ovvero da appassionati, per via di una complessità non fine a se stessa, ma tale da disegnare una materia densa che riporta alle dolcezze dei lieviti da pasticceria, alle essenze orientali che ricordano l’incenso, ai legni pregiati curati con la cera d’api, alla mineralità fumé che riporta al Riesling, a una nota di glicine e perfino a un frutto che ti fa pensare alla susina, ma leggiadro, sfumato.
Insomma, è uno champagne che richiede attenzione e pazienza, altrimenti si rischia di sottovalutarlo.
La bocca riporta più immediatamente all’uva bianca, ancora spessa e complessa, profonda e articolata, assolutamente coerente con il naso, ma con uno sviluppo sapido di mineralità, tenacemente materica, finanche asciutta. Alla fine non ti fa semplicemente riflettere su questa sua complessità, ma finisce proprio per piacerti. Naturalmente, si tratta di uno champagne di fortissima personalità, addirittura inusuale, pertanto per pochi, ma con poco più di tremila bottiglie se lo può anche permettere.